TRASPARENZE E TRASCENDENZE

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TRASPARENZE E TRASCENDENZE

TRASPARENZE E TRASCENDENZE

Quest’opera inedita, concepita proprio per il PACTA Salone, risponde alla finalità estetica di stabilire un duttile e cangiante dialogo cromatico, scandito da luci e ombre, tra opera e ambiente circostante. E ciò coerentemente alla ricerca rigorosa e metodica che ha da sempre animato in concreto il mestiere di Fiore, abile artigiano del colore, nella sua metodica scelta e sapiente preparazione di preziosi pigmenti da stendere con cura sul supporto della tela, di juta o lino che questa sia.

Per meglio comprendere questo progetto è forse utile sintetizzare alcuni aspetti enucleati da un testo del Domkapitular di Würzburg Jürgen Lenssen, scritto in occasione della presentazione della mostra di Gaetano Fiore a Bormes-les-Mimosas in Costa Azzurra “L’albero e il quadrato” del 2008.

In esso si ripercorrono le tappe salienti di un iter sia di formazione che di sperimentazione, percorso umano e spirituale costellato da visioni ed esperienze vissute (Erlebnisse) reinventate ogni volta nell’atto irripetibile ed entusiasmante del creare.

Per Lenssen vi è una solo apparente dualità ossimorica tra l’immagine dell'”albero”, che evoca associazioni di crescita, espansione, e il “quadrato” che rimanda piuttosto al simbolismo del numero quattro e quindi contiene in sé significati evidenti di limitazione e chiusura.
Mediante il Leitmotiv del 4 (moltiplicato quantitativamente nella struttura cubica qui realizzata e altrettanto potenziato qualitativamente in una verticalità architettonica che ad altro anela) si comprendono fittiziamente il mondo con i suoi quattro punti cardinali, le quattro stagioni e i quattro elementi.
L’ambito così delimitato dai suoi confini, a cui anche il tempo appartiene, diventa paradigmatico e, in sé, incarna l’essenza di un microcosmo compiuto.
In chiave più intima e spirituale, il numero quattro e il quadrato coincidono con l’immanenza, la finitezza, l’uomo e il suo mondo, mentre l’evasione dal sistema precostituito, alla quale lo slancio vitalistico dell’albero allude, indica un superamento della costrizione imposta.
Gaetano Fiore rende l’albero il segno premonitore del cosmico, quasi un soffio primigenio che, benevolo e ritmato, respira ininterrottamente tra cielo e terra.
La terra viene penetrata dal cielo tramite l’albero che riesce mirabilmente a superare il divario tra vita e morte, ora e sempre.

Torna qui alla mente l’albero di Yves Bonnefoy capace di conciliare grovigli di concetti e sistemi di molta filosofia moderna e contemporanea con l’urgente e fertile proliferare di sogni e pulsioni che permeano le varie espressioni artistiche e la letteratura d’avanguardia.

“Trasparenze e trascendenze si intersecano e incrociano senza posa nell’installazione di Gaetano Fiore e ci interrogano in una vicenda alterna di presenza/assenza, pienezza/vacuità, fisicità/immaterialità, realtà/astrazione, spazio/tempo”.
Questo è il senso dell’opera per il germanista Andrea Petrai che, in occasione della mostra di Fiore “Pittura in ascolto, attesa del colore” tenuta a San Vincenzo nel 2010, aveva già così commentato:
Gli alberi di Gaetano Fiore si stagliano con la solidità architettonica e l’armonia compositiva di una quinta teatrale; sostano quali forme monolitiche, sullo sfondo e in primo piano al contempo, dialoganti forse in misteriosi e arcani linguaggi che si cristallizzano nella sintesi archetipica di voce e azione, parola e gesto esemplari”.

In conclusione, per citare l’artista Gaetano Fiore in persona, le sue opere altro non sono che “composizioni geometriche simmetriche che hanno una loro particolare centralità.
Grosse fasce rigorose, quadrature, cornici mozze danno stabilità, forme e pennellate invece animano la composizione. Le sfumature, le tracimature e le sbavature del colore hanno lo scopo di integrare e dissolvere le forme. L’amalgama generale, ottenuto dal controllo del colore e sul colore sovrapposto più volte, restituisce, in alcuni punti delle opere, in varchi appena percettibili, la luce; le velature lasciano allora intravedere strati di colore maculato, nascosto e pericolosamente vibrante”.

Tutto questo si ritrova nell’installazione “Trasparenze e trascendenze” al PACTA di Milano in un’ambientazione doppiamente scenica tramite quinte trasparenti che, accavallandosi l’un l’altra, generano visioni multiple. Esse progressivamente sfumano in una dimensione che ci conduce oltre la contingenza, lasciandoci sulla soglia di un sacrario in attesa di una rivelazione che forse potrebbe arrivare.